Educare grido di dolore

EDUCARE GRIDO DI DOLORE di Umberto Tenuta

CANTO 2004 − NEMMENO GLI ATROCI MISFATTI DEI NOSTRI GIORNI RIESCONO A RICHIAMARE LA SCUOLA ALLA SUA FUNZIONE PREMINENTEMENTE EDUCATIVA

 

Leggo su D DONNA, LA REPUBBLICA, 12 LUGLIO 2014:

<<I sentimenti si imparano. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l’amore dall’odio, la partecipazione dall’indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative>>. (Umberto Galimberti).

Sì, anch’io mi pongo, e da tempo, la stessa domanda.

E la pongo, nelle due Lettere inviate ai Ministri dell’Istruzione e sulle pagine di EDSCUOLA.

Ministero dell’Istruzione.

Sotto, cancellato:Ministero dell’Educazione nazionale.

Non bastava cancellare NAZIONALE?

Ma meglio scrivere:

MINISTERO DEL SUCCESSO FORMATIVO!

Formare, educare, istruire.

Educare, ex-ducere, no!

Non si diventa quello che si è (PINDARO).

Né si modella come molle cera (Formare).

Nessuno pensa di farlo con le piantine di pomodoro.

Le piantine di pomodoro si innaffiano e si concimano, si mantengono dritte con un tutor.

Ognuna cresce a modo suo e dà frutti diversi dalle altre piante: mai due sammarzani perfettamente eguali!

Ma tutti sono pomodori sani, senza macchie, senza muffe, sempre.

I giovani valgono ben più dei pomodori!

Solo che vanno seguiti almeno quanto i pomodori.

Oddio, che cosa bisogna reclamare!

L’uomo considerato meno di un vegetale.

E sì, nella scuola si insegna, nella scuola ci sono gli insegnanti, non le maestre giardiniere, non i maestri d’arte.

Certamente i maestri d’arte costano di più.

E li si paga, perchè ognuno è disposto a pagare per un mobile artigianale.

Ma non per i maestri dei candidati alla condizione umana!

Maestri di coloro che domani saranno i cittadini, i lavoratori, gli scienziati, i poeti, i ministri, gli uomini onesti.

<<Ma la famiglia e la scuola oggi educano ai sentimenti?>>.

Galimberti dice di chiederlo alle nostre <<istituzioni educative>>.

Quali sono oggi le istituzioni educative?

Le Case dei corrigendi.

Le Carceri, il cui compito è di rieducare: esse, sì, hanno gli educatori!

La Scuola ha i Professori, i Professori che insegnano, i Professori che istruiscono.

La scuola viene valutata per il numero delle nozioni impresse nelle sinapsi.

E poi, in base alle nozioni contate, la scuola rilascia un certificato di maturità.

Qui, nella scuola, la logica proprio non si apprende, perchè la logica non è fatta di nozioni.

Che cosa mi è valso gridare per mezzo secolo che la scuola deve configurarsi come un villaggio africano, nel quale i giovani cooperano per costruire le loro conoscenze e, attraverso questo impegno comunitario, costruiscono le loro capacità ed i loro atteggiamenti?

La scuola continua, imperterrita, con le sue mappe concettuali sulle carte di Amalfi, quando sarebbe più utile costruire le mappe cognitive sui Tablet.

Educare?

Lo dice Umberto, Umberto Galimberti, per educare ci vuole anche la famiglia, ci vuole un villaggio intero, ci vuole un sistema formativo integrato.

Ma le porte e le finestre della scuola sono chiuse al chiacchierio delle piazze.

Scoliosi, cifosi e lordosi sono le malattie endemiche della scuola.

Il cibo è indigesto.

Le maestre giardiniere son tutte diventate professoresse.

Solitarie maestre giardiniere si aggirano sulle piazze antistanti le scuole.

Solo qualcuna riesce ad entrare nella scuola, per coltivare i Giardini d’infanzia.

E allora?

Domandare alle istituzioni educative?

Mio caro Omonimo, in quale mondo tu vivi?

Non leggi proprio né giornali né riviste né libri.

E non consulti nemmeno i tablet.

In Italia le istituzioni scolastiche non sono istituzioni educative.

In Italia abbondano Istituzioni superiori, medie e primarie, tutte istituzioni di istruzione, non di educazione.

E forse i cittadini italiani sono istruiti, istruiti molto.

Ed i cittadini educati non sono pochi, ma educati fuori dalla scuola!

D’altra parte, alla scuola chi mai ha chiesto di educare?

Se lo facesse verrebbe meno al suo compito di fare apprendere quanti sono i Sette re di Roma e le date di nascita di Platone e di Leopardi.

Mio caro Omonimo, ma la Ministra Giannini ti legge?

E, se non ti legge, chi vuoi che si prenda cura degli atroci misfatti dei nostri giorni?

 

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